Il monologo di Giovanni Allevi a Sanremo è stato uno dei momenti più emozionanti e veri.
“All’improvviso mi è crollato tutto” ha esordito Allevi, ricordando il momento in cui ha scoperto la malattia che lo ha tenuto lontano dalle scene per quasi due anni.
“Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare”.
Il suo discorso è stato un vero e proprio inno alla vita, un esempio di forza e speranza per tutti, soprattutto per tutte quelle persone che stanno combattendo contro una malattia.
Ed è stato proprio parlando degli altri pazienti, anche piccoli, che Allevi si è emozionato, e ci ha emozionato, fino alle lacrime. “La riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti… i guerrieri, e lo sono anche i loro familiari, e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri”. Poi, rivolgendosi proprio a loro, ha allargato le braccia quasi a tenerli tutti per mano, lì sul palco “Ora, come promesso, vi ho portate tutte qui, anime splendenti, esempio di vita autentica” e tra le lacrime ha invitato tutto il pubblico dell’Ariston a fare loro un applauso.
“Quando tutto crolla e resta solo l’essenziale, il giudizio dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo… Posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento eppure sento che in me c’è qualcosa che permane. Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno”.
“Io sono quel che sono”, continua come un mantra, “Se le cose sono davvero così, che cosa mai sarà il giudizio esterno. Io voglio accettare il nuovo Giovanni”. A questo punto si toglie il cappello e mostra i suoi bellissimi riccioli, ora imbiancati dalle cure e dalla malattia.
La tensione si è sciolta e sorridendo esclama: “Com’è liberatorio essere se stessi”.
Che parole potenti!